Menu fritto a Palermo. Insaccati tre volte a settimana, a Venezia. Crudités in apertura, a Bolzano. Pizza con patate, a Bari: giro d'Italia nel piatto dei bambini a scuola. Per la prima volta è stato pubblicato il Rating dei menu scolastici, dalla rete nazionale delle commissioni mensa, un coordinamento nato neppure un anno fa tra i gruppi di genitori volontari che, attivi in molte scuole, assaggiano e controllano il cibo consumato dai propri figli.
Per la prima volta sono stati analizzati i menu delle scuole primarie in quaranta città e messi a confronto con il "menu 10 e lode" stilato dalla Asl2 di Milano, che recepisce le linee guida della ristorazione scolastica nazionale, ma pure le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Il Comune di Jesi è in testa alla classifica, con 113 punti, seguito da Trento, 111 punti, e Bologna, 105 punti. Bologna, Pisa e Firenze sono virtuose nell'utilizzo di prodotti biologici, dall'85 al 100%. Ottimo punteggio per Trento e Bolzano, per la scelta delle verdure crude, addirittura come antipasto. E Bologna va al proscenio sfoggiando otto tipi di primi a base di cereali: pasta, riso, polenta, orzo, kamut, miglio, farro e quinoa. A Macerata il primato per varietà di pesce: tonno, merluzzo, seppia, coda di rospo e sgombro.
"Per la prima volta, i cittadini hanno in mano uno studio comparato, basato sui numeri - spiega Claudia Paltrinieri, rappresentante a Milano delle commissioni mensa cittadine, ha fondato il sito Foodinsider ed è una delle animatrici della rete nazionale - L'obiettivo non è dare un giudizio tassativo, ma aprire, a partire dai dati, un confronto tra amministrazioni, aziende e genitori. I dati del rating, poi, sono stati condivisi con i Comuni e aziende di ristorazione e da loro autorizzati". Eccetto Milano, che si posizionava a metà classifica (solo 10% bio, ma ottimo uso di cereali), ma non ha riconosciuto lo studio. Nella rete ci sono mamme avvocate e papà nutrizionisti, mamme biologhe e papà disoccupati: "Siamo volontari, mettiamo le nostre specialità a servizio dei bambini - aggiunge - la rete nazionale si è unita sul web, scambiando documenti ed esperienze". E debutta in queste ore la pagina Facebook Rete commissioni mensa nazionale.
Emergono abitudini alimentari poco virtuose, e molto diffuse, nelle mense delle scuole italiane: "C'è un grandissimo consumo di carne rossa, frequenti gli insaccati e le verdure imbustate. C'è scarsa attenzione alla filiera corta: alcune scuole non hanno mai visto un uovo, ma solo ovoprodotto - elenca Sabina Calogero, biologa genetista, fondatrice della rete delle commissioni mensa della Liguria e uno dei motori della rete nazionale - e poi patate ovunque, con cui vengono infarciti polpette e polpettoni. Il lavoro delle commissioni è fondamentale per migliorare il servizio. Prezioso è stato mettere a confronto, per la prima volta, menu e capitolati: un solo gruppo di genitori non può alzare la voce, ma siamo tantissimi e i Comuni ci stanno riconoscendo come interlocutori".
I genitori si fanno avanti: in una scuola di Macerata, sono papà e mamme a fare la spesa, direttamente dai produttori, grazie a una convenzione con il Comune. Le soluzioni? "Sono già contenute nei dati - dice Calogero - i punteggi più alti si registrano nelle scuole dove ci sono cucine interne e non i pasti veicolati. E dove ci sono forti commissioni mensa che lavorano insieme ai Comuni". Menu fritto a Palermo. Insaccati tre volte a settimana, a Venezia. Crudités in apertura, a Bolzano. Pizza con patate, a Bari: giro d'Italia nel piatto dei bambini a scuola. Per la prima volta è stato pubblicato il Rating dei menu scolastici, dalla rete nazionale delle commissioni mensa, un coordinamento nato neppure un anno fa tra i gruppi di genitori volontari che, attivi in molte scuole, assaggiano e controllano il cibo consumato dai propri figli.
Per la prima volta sono stati analizzati i menu delle scuole primarie in quaranta città e messi a confronto con il "menu 10 e lode" stilato dalla Asl2 di Milano, che recepisce le linee guida della ristorazione scolastica nazionale, ma pure le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Il Comune di Jesi è in testa alla classifica, con 113 punti, seguito da Trento, 111 punti, e Bologna, 105 punti. Bologna, Pisa e Firenze sono virtuose nell'utilizzo di prodotti biologici, dall'85 al 100%. Ottimo punteggio per Trento e Bolzano, per la scelta delle verdure crude, addirittura come antipasto. E Bologna va al proscenio sfoggiando otto tipi di primi a base di cereali: pasta, riso, polenta, orzo, kamut, miglio, farro e quinoa. A Macerata il primato per varietà di pesce: tonno, merluzzo, seppia, coda di rospo e sgombro.
"Per la prima volta, i cittadini hanno in mano uno studio comparato, basato sui numeri - spiega Claudia Paltrinieri, rappresentante a Milano delle commissioni mensa cittadine, ha fondato il sito Foodinsider ed è una delle animatrici della rete nazionale - L'obiettivo non è dare un giudizio tassativo, ma aprire, a partire dai dati, un confronto tra amministrazioni, aziende e genitori. I dati del rating, poi, sono stati condivisi con i Comuni e aziende di ristorazione e da loro autorizzati". Eccetto Milano, che si posizionava a metà classifica (solo 10% bio, ma ottimo uso di cereali), ma non ha riconosciuto lo studio. Nella rete ci sono mamme avvocate e papà nutrizionisti, mamme biologhe e papà disoccupati: "Siamo volontari, mettiamo le nostre specialità a servizio dei bambini - aggiunge - la rete nazionale si è unita sul web, scambiando documenti ed esperienze". E debutta in queste ore la pagina Facebook Rete commissioni mensa nazionale.
Emergono abitudini alimentari poco virtuose, e molto diffuse, nelle mense delle scuole italiane: "C'è un grandissimo consumo di carne rossa, frequenti gli insaccati e le verdure imbustate. C'è scarsa attenzione alla filiera corta: alcune scuole non hanno mai visto un uovo, ma solo ovoprodotto - elenca Sabina Calogero, biologa genetista, fondatrice della rete delle commissioni mensa della Liguria e uno dei motori della rete nazionale - e poi patate ovunque, con cui vengono infarciti polpette e polpettoni. Il lavoro delle commissioni è fondamentale per migliorare il servizio. Prezioso è stato mettere a confronto, per la prima volta, menu e capitolati: un solo gruppo di genitori non può alzare la voce, ma siamo tantissimi e i Comuni ci stanno riconoscendo come interlocutori".
I genitori si fanno avanti: in una scuola di Macerata, sono papà e mamme a fare la spesa, direttamente dai produttori, grazie a una convenzione con il Comune. Le soluzioni? "Sono già contenute nei dati - dice Calogero - i punteggi più alti si registrano nelle scuole dove ci sono cucine interne e non i pasti veicolati. E dove ci sono forti commissioni mensa che lavorano insieme ai Comuni". GENOVA - Menu fritto a Palermo. Insaccati tre volte a settimana, a Venezia. Crudités in apertura, a Bolzano. Pizza con patate, a Bari: giro d'Italia nel piatto dei bambini a scuola. Per la prima volta è stato pubblicato il Rating dei menu scolastici, dalla rete nazionale delle commissioni mensa, un coordinamento nato neppure un anno fa tra i gruppi di genitori volontari che, attivi in molte scuole, assaggiano e controllano il cibo consumato dai propri figli.
Per la prima volta sono stati analizzati i menu delle scuole primarie in quaranta città e messi a confronto con il "menu 10 e lode" stilato dalla Asl2 di Milano, che recepisce le linee guida della ristorazione scolastica nazionale, ma pure le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Il Comune di Jesi è in testa alla classifica, con 113 punti, seguito da Trento, 111 punti, e Bologna, 105 punti. Bologna, Pisa e Firenze sono virtuose nell'utilizzo di prodotti biologici, dall'85 al 100%. Ottimo punteggio per Trento e Bolzano, per la scelta delle verdure crude, addirittura come antipasto. E Bologna va al proscenio sfoggiando otto tipi di primi a base di cereali: pasta, riso, polenta, orzo, kamut, miglio, farro e quinoa. A Macerata il primato per varietà di pesce: tonno, merluzzo, seppia, coda di rospo e sgombro.
"Per la prima volta, i cittadini hanno in mano uno studio comparato, basato sui numeri - spiega Claudia Paltrinieri, rappresentante a Milano delle commissioni mensa cittadine, ha fondato il sito Foodinsider ed è una delle animatrici della rete nazionale - L'obiettivo non è dare un giudizio tassativo, ma aprire, a partire dai dati, un confronto tra amministrazioni, aziende e genitori. I dati del rating, poi, sono stati condivisi con i Comuni e aziende di ristorazione e da loro autorizzati". Eccetto Milano, che si posizionava a metà classifica (solo 10% bio, ma ottimo uso di cereali), ma non ha riconosciuto lo studio. Nella rete ci sono mamme avvocate e papà nutrizionisti, mamme biologhe e papà disoccupati: "Siamo volontari, mettiamo le nostre specialità a servizio dei bambini - aggiunge - la rete nazionale si è unita sul web, scambiando documenti ed esperienze". E debutta in queste ore la pagina Facebook Rete commissioni mensa nazionale.
Emergono abitudini alimentari poco virtuose, e molto diffuse, nelle mense delle scuole italiane: "C'è un grandissimo consumo di carne rossa, frequenti gli insaccati e le verdure imbustate. C'è scarsa attenzione alla filiera corta: alcune scuole non hanno mai visto un uovo, ma solo ovoprodotto - elenca Sabina Calogero, biologa genetista, fondatrice della rete delle commissioni mensa della Liguria e uno dei motori della rete nazionale - e poi patate ovunque, con cui vengono infarciti polpette e polpettoni. Il lavoro delle commissioni è fondamentale per migliorare il servizio. Prezioso è stato mettere a confronto, per la prima volta, menu e capitolati: un solo gruppo di genitori non può alzare la voce, ma siamo tantissimi e i Comuni ci stanno riconoscendo come interlocutori".
I genitori si fanno avanti: in una scuola di Macerata, sono papà e mamme a fare la spesa, direttamente dai produttori, grazie a una convenzione con il Comune. Le soluzioni? "Sono già contenute nei dati - dice Calogero - i punteggi più alti si registrano nelle scuole dove ci sono cucine interne e non i pasti veicolati. E dove ci sono forti commissioni mensa che lavorano insieme ai Comuni". (da Repubblica 27/05/2016)